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Royal Enfield Interceptor


Durante il violento assalto dei produttori giapponesi di motocicli verso la fine degli anni sessanta e primi anni settanta  la fabbrica inglese ha fatto un ultimo tentativo di recupero con la serie I e la serie II, modelli destinati al mercato statunitense che divennero molto popolari ma l’azienda non riuscì a far fronte alle richieste di mercato. Ci fu il crollo e così la fabbrica di Redditch nel 1967 ha cessato la produzione e la fabbrica di Bradford-su-Avon è stata chiusa nel 1970, il ché ha significato la fine per la Royal Enfield britannica. Nel frattempo, la Enfield indiana continuava a produrre motociclette.


Motore bicilindrico di 750 centimetri cubi, 192 chilometri orari di velocità, un’accelerazione bruciante, una ciclistica e una impostazione di guida fatte per aggredire le strade ricche di curve. Quando nel 1962 arriva sui mercati, la Royal Enfield Interceptor è un autentico fulmine a ciel sereno. Appartiene alla ristrettisima cerchia delle “superbike” sportive di cilindrata elevata e le sue performance sono avvicinate solo dalla Norton Atlas. Per tutta la sua carriera la Interceptor viene prodotta in Inghilterra (contrariamente ai modelli di minore cilindrata le cui linee di montaggio sono state trasportate in India). Nella sua prima serie denominata MK1 il grosso motore a corsa lunga domina la sagoma della moto che dispone di scarico “due in uno”. Viene proposta nelle varianti Europa e USA che si differenziano per le sovrastrutture. In particolare la versione americana è davvero molto bella, con il serbatoio a goccia, che ne alleggerisce la linea e il manubrio rialzato tipico dei gusti di Oltre Oceano. Dopo una evoluzione siglata MK1A, nel 1968 giunge la MK2 che offre maggiore potenza (60 CV) e viene sempre prodotta nelle varianti per l’Europa e l’America con piccoli aggiornamenti; tra l’altro, è l’unica bicilindrica inglese dell’epoca a disporre di guarnizioni di tenuta in metallo che evitano perdite di olio. Anche l’avviamento non pone problemi. Unico grosso difetto mai risolto, le vibrazioni molto forti che impediscono di tenere a lungo la velocità massima. La produzione termina nel 1970 per motivi legati più alla crisi della Casa che non a problemi riguardanti questo modello.

5 comments

  1. Senza voler fantasticare che in R.E. comincino a realizzare bicilindrici come questo potrebbero magari agiornare la ciclistica delle loro moto sarebbe interessante vedere una mono 500 con questo telaio!

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  2. Se in RE buttassero fuori questa moto, anche se "vecchia" di 50 anni comincerebbero a vendere seriamente, un 750 da più di 190 km/h fatto così lo comprerei anche a cifre che superano gli 8000€, il problema è che continuano tenere sul listino moto da passeggio adatte a chi vuole qualcosa con vecchio stile e poco prezzo anche di consumo, ma almeno una special potente sarebbe d'aiuto.

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  3. Fonti vicine mi dicono che ci stanno lavorando a questo progetto , chiaramente adeguando la moto alle vigenti norme antinquinamento .

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  4. Per affermazione stessa dell'Importatore italiano, Gian Luca Torrielli, fatta pubblicamente al Raduno Nazinale RE di San Gimignano (10 e 11/09/11), entro il 2012 uscirà una monocilindrica da 650 cc, modello Café Racer, e finalmente nel 2013 il nuovo Bicilindrico.

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